Regole, conflitti e fragilità: gli spunti di Stefano Rossi per aiutare i nostri adolescenti

In occasione del Festival del Buon Vivere 2025, dedicato al tema de “L’intelligenza sentimentale”, abbiamo avuto il piacere di ospitare Stefano Rossi, psicopedagogista e autore di riferimento sul mondo dell’adolescenza. Con un intervento intenso e partecipato, il Dott. Rossi ha offerto a una platea gremita di genitori e insegnanti preziosi strumenti per navigare le complesse acque dell’educazione affettiva.

Nella prima parte della sua conferenza il dottor Rossi ha toccato tanti aspetti cruciali dell’educazione affettiva degli adolescenti, Nella seconda ha incentrato il suo intervento sull’amore che fa male nei rapporti fra adulti.

Abbiamo scelto di riportare qui solo alcuni dei passaggi più significativi del suo discorso, concentrandoci sulla prima parte dedicata all’adolescenza (tema del quale la nostra associazione si occupa) in cui ha esplorato le sfide e le responsabilità del mondo adulto.

Stefano Rossi - Festival del Buon Vivere 2025

1. Il “No” che costruisce: trovare l’equilibrio tra regole e amore

Uno dei primi temi affrontati da Rossi è la moderna “fobia del no“. Oggi molti genitori evitano di porre limiti, ma, come ha spiegato il relatore, le regole e i confini sono doni d’amore indispensabili. Permettono ai figli di trovare equilibrio, di sentirsi sicuri e di orientarsi nel mondo. “Un ragazzo a cui si dice sempre di sì è un ragazzo disperato”, ha sottolineato Rossi, “perché avverte l’angosciante fragilità dei suoi genitori”.

Citando Nietzsche – “Chi non ha un padre se lo deve dare” – ha ricordato che la ricerca di regole è un bisogno primario. Spesso, un ragazzo che segue un bullo non fa altro che cercare una figura paterna che gli dia dei limiti.

Tuttavia, le regole da sole non bastano. Il fondamento di tutto è la presenza. Ogni bambino, ogni adolescente, ha un bisogno vitale di essere visto e ascoltato. L’amore si manifesta nel tempo che un genitore dedica al proprio figlio. Come Ettore, che si toglie l’elmo e l’armatura per poter abbracciare il figlio prima della battaglia, così un genitore deve sapersi spogliare delle proprie difese per entrare in connessione profonda. Chi si sente amato, ha concluso Rossi su questo punto, non avrà paura del mondo e non sentirà il bisogno di fargli paura.

L’adolescenza è il serpente nel paradiso terrestre

Stefano Rossi

2. Il conflitto necessario: nascere una seconda volta

Un passaggio chiave dell’intervento è stato dedicato al conflitto, visto non come un problema da evitare, ma come un motore di crescita fondamentale. “L’adolescenza è il serpente nel paradiso terrestre”, ha affermato Rossi con una potente metafora. È la voce che sussurra al figlio che esiste un mondo al di là del giardino sicuro della famiglia, spingendolo a mettere in discussione i genitori.

Questa contrapposizione è un segno di salute: significa che l’adolescente sta nascendo una seconda volta, cercando la propria identità. Mentre il bambino vive dentro il mondo del genitore, l’adolescente ha il compito di uscirne. Per questo, dovrebbe preoccupare di più un figlio che non contesta, che resta confinato nell’Eden familiare, rischiando di trasformarlo in una prigione. Il ruolo del genitore non è creare un clone di sé stesso, ma aiutarlo a trovare la sua strada nel mondo.

Questo è particolarmente vero oggi, in un’epoca in cui molti ragazzi faticano a “uscire dal guscio”, rifugiandosi nella chiusura simboleggiata dall’abuso del telefono. Questa solitudine digitale, ha avvertito Rossi, è sintomo di un malessere profondo.

Stefano Rossi - Festival del Buon Vivere 2025

3. Proteggere la vulnerabilità: le grandi ferite dell’adolescenza

Uscire nel mondo, però, espone a ferite profonde. Gli adolescenti, ha spiegato il relatore, “non hanno pelle”: sono nudi, fragili e incredibilmente vulnerabili. Due sono le esperienze più distruttive che possono incontrare.

La prima è il fallimento. A differenza di un adulto, un adolescente non ha uno “storico” di successi a cui aggrapparsi. Per questo, quando fallisce, non pensa “ho fallito”, ma “sono un fallito”. La seconda ferita è il rifiuto sociale, in particolare la perdita di un’amicizia, un legame vitale in questa fase della vita. Gli amici possono essere un sostegno insostituibile, ma anche un tribunale spietato che emette sentenze durissime (“sei un debole”, “non vali nulla”).

È proprio questa fragilità percepita che, secondo Rossi, può attivare la violenza nel bullo: egli attacca nell’altro la debolezza che non accetta in sé stesso, nel tentativo di distruggerla.

Stefano Rossi - Festival del Buon Vivere 2025

Un messaggio di speranza per chi educa

L’intervento di Stefano Rossi è stato un’esposizione ricca di esempi, citazioni e spunti di riflessione, condotta con grande maestria in un’atmosfera di ascolto attento e partecipe. Più che una lezione, è stata una condivisione profonda che ha lasciato nei presenti un senso di conforto e consapevolezza.

Si è usciti dalla chiesa di San Giacomo con alcune conferme e nuove scoperte. Aiutare i ragazzi nel loro complesso passaggio adolescenziale è un compito difficile, ma possibile. Esistono strumenti concreti e atteggiamenti che possiamo adottare, ma è altrettanto importante, come Rossi ha implicitamente trasmesso e in qualche momento ha esplicitato, non lasciarsi schiacciare dal senso di colpa quando si sbaglia. In sintesi, un messaggio di speranza: non siamo soli in questa sfida educativa.

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