La raccolta fondi continua per l’U.O. di Malattie Infettive di Forlì

#aiutachiaiuta

La somma rimasta disponibile dopo l’acquisto dell’ecografo e i contributi che grazie alla vostra generosità continueranno ad arrivare, ci serviranno a partecipare, con i fondi che raccoglieremo, ad un progetto di Service intitolato “Prendiamoci cura di chi ci cura”, organizzato dai sette Rotary Club dell’Area Romagna Centro e propostoci dal Rotary Club Forlì, che ringraziamo.

L’obiettivo, concordato con il Dr. Francesco Cristini (Direttore dell’Unità Operativa di Malattie Infettive di Forlì) e con i medici, è la installazione di un sistema video-interfonico per la degenza delle Malattie Infettive dell’ospedale di Forlì, in prima linea nella cura dei pazienti con infezione da COVID-19.

la modalità di trasmissione del coronavirus è prevalentemente per goccioline e per contatto con superfici od oggetti contaminati

Una dotazione importante, che permetterà al personale sanitario di seguire con maggiore sicurezza ed efficienza i pazienti ricoverati: oggi soprattutto a causa del coronavirus, domani e nei prossimi mesi perché affetti da altre malattie contagiose.
Infatti, poiché la modalità di trasmissione del coronavirus è prevalentemente per goccioline e per contatto con superfici od oggetti contaminati, il personale di assistenza deve proteggersi indossando dispositivi di protezione di secondo/terzo livello, con anche tempi lunghi di vestizione e svestizione, ad ogni accesso nelle stanze di degenza, per qualsiasi motivo.

Ridurre gli accessi, pur garantendo adeguate comunicazioni audio e video fra paziente ricoverato e operatore, costituisce un elemento importante per limitare l’esposizione a rischio infettivo degli operatori. Aumenta inoltre la percezione e la consapevolezza, da parte dei pazienti, di un maggior contatto e una comunicazione più facile e più stretta con gli operatori, importanti per potere essere curati al meglio.

Prendiamoci cura di chi cura

In pratica si tratta di dotare ciascuno dei 17 letti di degenza di Malattie Infettive di Forlì di un Sistema interfonico e di un Sistema TV, connessi con una centralina operativa esterna, posta in un’area operativa della Sezione.
L’insieme garantisce la possibilità di una comunicazione bidirezionale verbale fra operatore e paziente, od operatore interno ed esterno, nonché un controllo visivo diretto, abbattendo quindi la necessità di ingresso nelle stanze di isolamento.

Su questo argomento abbiamo fatto alcune domande al Dr. Claudio Cancellieri, già direttore del reparto di Malattie Infettive di Forlì e associato di Salute e Solidarietà.
Il Dr. Cancellieri è nostro prezioso consulente per l’attività che Salute e Solidarietà continua a svolgere in questo periodo di epidemia da COVID19 ed è stato l’ispiratore della scelta di indirizzare in questa direzione il ricavato delle future donazioni.

D.: Dr. Cancellieri, gli interfoni servono per comunicare agevolmente fra sanitari del reparto e pazienti ricoverati. Quanto è importante e difficile la comunicazione con i pazienti ricoverati in isolamento?
R.: A differenza delle normali stanze di degenza che tutti conosciamo, le stanze di degenza del reparto, rispondendo a requisiti specifici, sono dotate di una sorta di anticamera, detta filtro, prima della stanza di degenza vera e propria, nella quale vengono poste in essere tutte le misure necessarie per ogni specifico tipo di isolamento relativamente alla patologia da cui è affetto il paziente.
Con le porte necessariamente chiuse ogni rapporto non è certo vocale: il paziente in isolamento deve suonare il campanello di chiamata, il sanitario deve indossare i DPI (Dispositivi di Protezione Individuale), entrare, rapportarsi con il paziente, quindi per provvedere al necessario deve riuscire, previa svestizione, attrezzarsi e rifare il percorso.
Con il sistema in dotazione può comunicare con l’esterno, attendere che quanto necessario sia posto nella zona filtro, quindi eseguire l’intervento. Ma questo è solo un esempio.
È evidente il risparmio di tempo, la riduzione del numero delle delicate e critiche fasi di vestizione e svestizione dei DPI, in pratica delle esposizioni a rischio di trasmissione.

D.: Mi scusi queste domande, mi metto nei panni di un cittadino non addetto ai lavori. Quale valore aggiunto hanno gli interfoni rispetto alle banali modalità di comunicazione con gli smartphone, utilizzando le App in commercio? Attualmente in che modo è possibile comunicare nel reparto di Malattie Infettive di Forlì (e negli altri ospedali)?
R.: Nell’ospedale di Forlì la schermatura è notevole e non è certo sicura la possibilità di telefonare all’esterno, ancor meno all’interno delle varie aree, ed ancor meno se consideriamo una videochiamata. In sincerità non trovo poi corretto affidarsi ad uno smartphone. Inoltre il sistema descritto prima è sterilizzabile.
Come in tutte le strutture, di base è in essere il classico sistema di chiamata a campanello del sanitario…

D.: Lei crede che sia importante l’aspetto psicologico nella cura delle malattie in generale e in particolare quando il responsabile della malattia è invisibile e subdolo come nel caso del coronavirus o di altri batteri e virus?
R: Secondo me una “adeguata” risposta psicologica è fondamentale già nella fase di diagnosi, oltre che in quella di cura di ogni malattia: cercare di mantenerla e garantirla è un obiettivo da perseguire sempre.
Purtroppo, quando è in gioco una malattia infettiva, con caratteristiche che comportano la indicazione ad un isolamento di qualsiasi tipo ed anche per tempi brevi, la saldezza psicologica viene ad essere molto messa in crisi. Quindi qualsiasi strumento per spezzare l’isolamento è di giovamento.

Meno sono le esposizioni ad un soggetto fonte di contagio ed all’ambiente in cui soggiorna, minore sono le possibilità di infettarsi

D.: C’è stato detto che gli interfoni, oltre ad aumentare la sicurezza, rendono più agevole ed efficiente il lavoro dei sanitari. In che modo?
R.: Credo di aver già risposto, comunque in estrema sintesi, meno sono le esposizioni ad un soggetto fonte di contagio ed all’ambiente in cui soggiorna, minore sono le possibilità di infettarsi.

D.: Approfitto della sua competenza e della sua esperienza specifica; qual è il suo parere personale sullo sviluppo di questa epidemia COVID19?
R.: La Pandemia da Sars-CoV-2 è in piena evoluzione nel mondo e le nostre conoscenze, in rapido aumento, sono ancora parziali; tuttavia credo che questo virus ci accompagnerà per tempi lunghi.

D.: Un’ultima domanda, tornando ai video-interfoni. Siamo entrati nella cosiddetta “Fase 2” nella quale si sta confermando una riduzione dei contagi e dei ricoveri in ospedale. Anche se Salute e Solidarietà raccoglierà, come tutti speriamo, una quantità sufficiente di donazioni in poco tempo e anche se gli interfoni saranno funzionanti in reparto in tempi rapidi, non si rischia che arrivino comunque troppo tardi, quando non saranno più così utili?
R.: Ringrazio per la domanda, perché mi consente di sottolineare una delle caratteristiche della “validità” di questa donazione: la utilità protratta nel tempo, che va oltre cioè questo periodo di Pandemia. Infatti vi sono e vi saranno sempre altre patologie infettive ad alta trasmissibilità per goccioline, per contatto o per via aerea (come la Tubercolosi). Avere in dotazione un sistema che consente di ridurre le esposizioni a rischio, che si realizzano ad ogni ingresso in una stanza di isolamento del paziente, è un fattore di sicurezza indiscutibile, sia per il sanitario, sia per altri degenti.
Certo il Service è intitolato “Prendiamoci cura di chi ci cura” ma, come appena detto, indirettamente anche altri ne potranno avere beneficio!

Chiunque voglia contribuire può farlo con una donazione sul conto di Salute e Solidarietà:

Beneficiario: Salute e Solidarietà ODV
IBAN: IT39B0854213200000000285513
Causale: “Prendiamoci cura di chi ci cura”

Un grazie di cuore.